CASA RESART
60 MQ DI CONTEMPORANEA ELEGANZA
PROGETTO DI LAD LABORATORIO DI ARCHITETTURA E DESIGN – FRANCESCO NAPOLITANO E SIMONE LANARO
É in 60mq nel cuore nobile di Roma, ai Parioli, che l’architetto Francesco Napolitano esprime il suo codice di contemporanea eleganza riportando alla luce la ritrovata bellezza di un loft datato 1923.
É nel quartiere più esclusivo di Roma, all’inizio di viale Parioli, una delle strade più eleganti e prestigiose della capitale che sorge questo piccolo loft all’interno di un palazzo del 1923.
L’isolato è stato uno dei primi ad essere costruito sul viale e aveva una vocazione quasi esclusivamente popolare: per questa ragione la distribuzione “Ante Operam” non soddisfaceva il cliente. L’operazione principale è stata quella di invertire la zona giorno con la zona notte: questo ha consentito alla zona living di sfruttare al meglio le aperture sul viale esterno. Durante i primi lavori direttamente in cantiere è stato scoperto un tetto in legno al di sopra del vecchio controsoffi tto, recuperato e successivamente restaurato e dipinto di bianco.
Intervista all’Architetto Francesco Napolitano
di LAD, Laboratorio di Architettura e Design
Qual è la filosofia che guida il suo lavoro, ovvero i principi cardine attorno al quale ruotano i suoi progetti?
Direi che questi principi sono riassumibili in sette punti:
1. Il valore di un’architettura è il valore dell’idea che l’ha generata. Tanto più facilmente tale idea è riconoscibile, tanto più apprezzabile è l’esito della sua realizzazione.
2. L’idea in architettura si esprime attraverso la costruzione: l’obiettivo del progetto è la sua realizzazione.
3. Il progetto è un mezzo per esprimere al meglio l’idea, non è un fi ne, cosi’ come il fi ne dell’architettura non è l’autocelebrazione del progettista o del committente.
4. L’architettura è tettonica, non negazione di essa; l’architettura è ordine e regola, non caos.
5. L’idea espressa dal progetto deve innescare, attraverso la sua attuazione, un processo virtuoso dal punto di vista artistico, ambientale, economico e sociale.
6. Il lavoro progettuale presuppone l’inevitabilità dei cambiamenti.
7. L’operazione progettuale riguarda tutte le scale: il risultato deve essere raggiunto in generale come nel particolare, senza privilegiare una delle due istanze rispetto all’altra.
Cosa è rimasto del loft del 1923?
Strano a dirsi ma la risposta è “tutto”. In realtà la situazione di partenza era pessima perché nascondeva parecchie delle caratteristiche e delle potenzialità dell’appartamento, come ad esempio il tetto a spiovente che era celato dietro ad un controsoffitto piano.Spesso una ristrutturazione è un’operazione di disvelamento di forme e di spazi nascosti dietro ad elementi inutili o inattuali.Rinnovare queste forme signifi ca ripulirle, somiglia più all’azione del “togliere”piuttosto che a quella del “mettere”.
Qual era il punto di partenza? Quanto e dove si è andati a lavorare per ridare nuova vita a questa soluzione abitativa?
Come ho detto, la situazione Ante Operam non valorizzava le potenzialità della casa: la distribuzione era irrazionale, una finestra era occupata da un ingresso tanto grande quanto inutile e la zona notte era posizionata a ridosso delle finestre su Viale Parioli. In realtà ci siamo limitati ad invertire questi elementi negativi: abbiamo razionalizzato la distribuzione e abbiamo posizionato la zona giorno davanti alle finestre più belle, quelle sul viale; questo ci ha permesso di eliminare il controsoffitto piano che nascondeva le falde e di progettare una doppia altezza.
Quali i materiali scelti per la realizzazione?
Acciaio per la scala e per la doppia altezza e calcestruzzo armato per il pavimento; quest’ultimo materiale merita un approfondimento. Quando proponiamo un pavimento in cemento industriale ci capita spesso che i clienti reagiscano dicendoci che sembra “freddo” e quindi ci chiedono un (costosissimo) parquet perché è più “caldo”. In questo caso il cliente è stato molto intelligente perché non ha prestato fede a questi cliché. Abbiamo fatto posare un elegante pavimento in cemento fi nito a pastina e il cliente ha anche risparmiato tantissimo: l’eleganza non sempre coincide con il capitale investito e più spesso dipende dalle idee e dagli spazi che da esse derivano.
C’è una forte predominanza del bianco. quale il motivo che ha spinto verso tale scelta?
Usiamo il bianco quando vogliamo ottenere una stilizzazione, una riduzione ad una “forma semplice”. Abbiamo coibentato e intonacato all’interno il tetto aspiovente perché volevamo approssimare il più possibile quello spazio all’archetipo di casa, a quel modello ideale che anche un bambino può disegnare con una matita su un foglio bianco.