EDILIZIA E TERRITORIO
Uno Stealth fra le ville dell’ Olgiata
Scultura di zinco per i negozi nel parco.
L’Olgiata Shopping Plaza è un edificio che con l’Olgiata Sporting Club (in fase di ultimazione) fa parte di una serie di interventi promossi dal Comune di Roma per la riqualificazione delle aree verdi pubbliche affidate in concessione ai privati. L’edificio ospita al suo interno delle attività commerciali di supporto al parco, in definitiva uno shopping mall di dimensioni contenute, quasi un contenitore di negozi, il tutto per 2.300 mq a cui vanno aggiunti i 2.000 mq del parcheggio. Un’architettura compatta, ermetica, spigolosa, dai tratti aggressivi, questa proposta da LAD, in cui l’idea, a detta degli stessi autori, è quella di un oggetto dal forte significato metaforico. Ecco allora spiegato il nomignolo dato all’edificio: Stealth, dal famoso bombardiere statunitense, che con le sue inusuali forme ha rivoluzionato il design aereonautico. Lo Stealth, con la sua presenza assertiva, ci da la possibilità di un ragionamento più ampio sull’inserimento dell’oggetto architettonico in un contesto naturale. In queste condizioni le scelte, da più di duecento anni, sono essenzialmente due. La prima è quella pittoresca, di mimesi con la frammentarietà naturale; in questo caso la pianta dell’edificio tende ad una conformazione aperta e l’immagine ad articolarsi in un susseguirsi variegato e narrativo di elementi. L’opzione avversa, scelta da LAD, è invece quella di imporre una totale distanza con il contesto naturale attraverso una forma il più possibile essenziale ed essiccata, che tende a ridurre al minimo le particolarità. Questa opzione potrebbe essere definita scultorea, in quanto, come una scultura in un parco, cerca la massima distanza con l’intorno nell’ipotesi che quest’ultimo possa “apparire” proprio per contrasto.La Land Arte più in generale gran parte della scultura contemporanea, come adeguatamente notava ai tempi Rosalind Krauss, si è basata proprio sulla netta contrapposizione dialettica tra ambito naturale e forma scultorea. In architettura le due opzioni sin dai tempi del romanticismo si sono contrapposte vivamente, radicalizzando le posizioni, anche se negli ultimi anni si sono cercate delle ibridazioni topografiche la cui validità appare oggi implodere nel loro momentaneo successo. Il dilemma quindi ,delicato ed attualissimo, è quello dell’impatto (e della relativa sostenibilità) di una architettura nel verde. LAD sceglie con forza la strada anti-romantica, non mimetica: lo Stealth, con il suo rivestimento in zinco-titanio grigio scuro, la sequenza delle finestre trattate alla stessa maniera, intende proprio esaltare questa distanza, la fa essenza figurativa. Sta qui la forza di questa architettura, una forza pagata però al prezzo di una mancanza di sfumature, di significati più sottili. Analizzato poi da un punto di vista più propriamente architettonico lo Stealth è un “involucro”, ovvero un oggetto architettonico ermetico, che impone una netta separazione tra aspetto esterno ed interno, in cui le bucature sono per così dire dissimulate in maniera tale da rendere ancor più convincente e radicale quella sensazione di unitarietà scultorea di cui si parlava prima. Le grandi architetture pubbliche degli ultimi anni, in primis l’arcinoto Guggenheim di Bilbao di Frank O. Gehry, si sono espresse in massima parte attraverso il paradigma post-moderno dell’involucro. La genesi degli involucri è significativa. Essi infatti hanno un inventore, Robert Venturi che negli anni sessanta cavalca il declino del Movimento moderno trovando una soluzione tecnica al nuovo paradigma imperante in quegli anni dell’architettura come medium di comunicazione di massa. L’idea è quella di separare sia tecnicamente che figurativamente la facciata dall’edificio. (decorated shed) in modo tale da poter decorare le facciate liberamente. In seguito Gehry, Libeskind, Morphosis, Nouvel ed altri (la maggior parte statunitensi, come Venturi) non hanno fatto altro che estendere il rivestimento autonomo a tutte le facciate dell’edificio in modo tale da ottenere un’autonomia figurativa e plastica totale. Oggi, dopo anni di successo, assistiamo ad un generalizzato allontanamento dagli involucri, che con la loro presenza spesso troppo invadente, sono diventati il simbolo dell’architettura delle archistar e del suo declino in tempi di crisi. La critica è ben riposta, specialmente in ambito urbano: la mancanza di relazione di questi oggetti ermetici con il contesto è infatti evidente, per di più le pelli degli stessi hanno dimostrato nel tempo una grave difficoltà a resistere alle ingiurie del tempo. Le cose stanno diversamente in un contesto naturale: qui il piglio scultoreo, sintetico ed autonomo dell’involucro trova, come nel caso dello Stealth di LAD, altre ragioni.
Lo Sporting Club ideato da LAD sulla Cassia a Roma è configurato come un sistema di padiglioni nel verde che si articolano in maniera tale da definire degli ambiti verdi in stretta relazione con gli edifici stessi. Il programma prevede 7.500 mq di attrezzature sportive coperte e 80.000 di attrezzature sportive esterne. Il costo totale dell’opera è stimato intorno ai 14.000.000 euro; il progetto è stato redatto nel 2006 e la realizzazione è in fase di ultimazione. La configurazione generale dell’impianto ospita il costruito a ridosso del confine occidentale dell’area, lasciando libero per i campi sportivi quello orientale. L’impianto edilizio è organizzato simmetricamente da un padiglione centrale più basso da cui sfioccano i due padiglioni laterali con i campi coperti. Questi ultimi sono costituiti da travi rampanti che vanno ad assorbire la differenza di quota tra i due fronti lunghi dell’edificio. Il criterio è quello di un’articolazione nel verde dell’impianto bilanciata da una estrema compattezza plastica dei padiglioni.