L’iniziativa è interessante. Un’associazione privataunder 40, “Vocazione Roma” trova nella Provincia un interlocutore. L’associazione intende attivare delle iniziative tra privato e pubblico tali da individuare nel territorio delle possibilità di sviluppo. L’ipotesi, per altro plausibile, è quella secondo la quale lo sviluppo economico di una zona viaggia su canali definiti che il più delle volte “dimenticano” delle possibilità di sviluppo alle volte persino evidenti. I mezzi con cui attivare questa collaborazione tra pubblico e privato sono quelproject financing, su cui da dieci anni si addensano molte speranze il più delle volte deluse o lacessione dei diritti edificatorie su aree pubbliche ottenuta attraverso la realizzazione di servizi.Questi strumenti il più delle volte non funzionano non perché non validi, ma perché non c’è la dovuta attenzione al territorio. In definitiva si è troppo attenti al come fare l’operazione e non al dove e al perché farla. Vocazione Roma nasce proprio per far fronte alle dimenticanze ed alle disattenzioni, il tutto partendo da un’iniziativa dei privati che così facendo, almeno in parte, diventano la committenza illuminata di loro stessi attraverso la collaborazione con l’operatore pubblico. Una delle prime iniziative è stato un concorso vinto da un architetto romano, Francesco Napolitano, che ha proposto un progetto per il recupero del ponte Bailey a Roma nord, all’altezza del viadotto di Corso Francia. Il ponte è stato demolito negli anni ’60, ma solo l’impalcato. Sono rimasti incredibilmente tre piloni a tre pali in cemento armato e sono anni che i piloni stanno li,nell’alveo senza senso, in una zona di Roma che sebbene limitrofa al centro se non centrale, possiede un notevole valore paesaggistico. Napolitano prevede con il suo progetto di abbattere due delle tre pile e su quella rimasta poggiare un nuovo impalcato che nel nuovo progetto diventa un vero e proprio pontile aereo sul Tevere. Su questo impalcato si imposta un’architettura compatta dal sapore minimale, composta da una terrazza che si affaccia sul fiume attraverso una ghiera che inquadra la vista del fiume. All’altezza dell’attacco dell’impalcato con il terreno è impostato un volume che ospita un ristorante con i relativi servizi. Il risultato sarebbe, se costruito, uno dei più belli ristoranti romani, se non altro per l’ubicazione. Peccato che una iniziativa del genere avviene in un momento di grave crisi di liquidità, di investimenti e di credit crunch. Si può rispondere a ciò che le ricchezze si fanno in un momento chiamato crisi che in greco antico, non lo dimentichiamo, vuol dire semplicemente discontinuità.