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LA REPUBBLICA – IL PROGETTO “VOCAZIONE ROMA” ARCHITETTI E IMPRENDITORI INSIEME

Presentata a Palazzo Valentini l’associazione che si propone di migliorare la città: primo intervento a corso Francia.

MAURO FAVALE

Presentata a Palazzo Valentini l’associazione che si propone di migliorare la città: primo intervento a corso Francia.

Il progetto “Vocazione Roma’ architetti e imprenditori insieme

MAURO FAVALE

Vogliono una città «più bella» e «più internazionale» Sono «stanchi di lotte tra categorie» e, per questo,

hanno l’ambizione di mettere insieme «gli interessi dei costruttori e con quelli degli ambientalisti, il welfare insieme al profit». Hanno meno di 4O anni, sono architetti, imprenditori, costruttori che hanno deciso di costituirsi in un’associazione «trasversale» che si chiama «Vocazione Roma». Aperti al dialogo con tutti, per loro stessa ammissione hanno trovato in Nicola Zingaretti il loro principale interlocutore. Comune e Regione? «Per adesso noi andiamo avanti con le nostre idee – spiega Simone Santi, imprenditore poi speriamo di trovare orecchie sensibili e interessate». Ieri l’associazione ha presentato i risultati di due giorni di workshop a Grottaferrata durante i quali ha messo per iscritto le «mosse per cambiare Roma». Le illustra Elisabetta Maggini, che fa parte del comitato dell’Acer giovani e racconta come Vocazione Roma voglia individuare eccellenze «per fare di Roma una metropoli moderna, competitiva e dinamica». Si parte dal recupero delle aree di edifici dismessi a Roma: «Pensiamo a forme virtuose di collaborazione tra pubblico e privato, dalla finanza di progetto alla cessione di diritti edificatori su aree per pubblico come corrispettivo dei lavori, agli sponsor per il restauro dei beni archeologici e architettonici». Si punta a forme di “co-working”, al potenziamento delle start-up ma anche a forme di assistenza verso l’infanzia e la povertà. Intanto hanno dato vita a un premio: il vincitore, Francesco Napolitano, giovane, architetto, si e inventato un modo per riqualificare l’area di Corso Francia con il riuso di un pilone del vecchio ponte Bailey che un tempo solcava il Tevere a fianco dell’attuale viadotto.

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