Nell’estate del 2013 abbiamo partecipato con il nostro partner Iraniano NJP (Naqshe Jahan-e-Pars) al concorso ad inviti per il Padiglione Iran all’Expo 2015, e abbiamo vinto.
L’idea del progetto è che l’edificio sia una sezione del territorio Iraniano che mostri metaforicamente il funzionamento del “Qanat”, un’antichissima tecnologia di approvvigionamento idrico sotterraneo che per secoli ha portato energia e vita agli insediamenti umani nel territorio del paese.
Purtroppo però indipendentemente da questo risultato, il governo iraniano non ci ha ancora dato la possibilità di sviluppare il progetto e ha anzi intenzione di conferire direttamente l’incarico ad un professionista che non ha neanche partecipato al concorso.
Questo è un vero peccato perché riteniamo che il progetto vincitore rispecchi veramente la relazione tra il tema dell’Expo 2015 e la cultura persiana. Inoltre le lungaggini che questa situazione sta generando potrebbero seriamente minacciare il buon esito della realizzazione del padiglione iraniano, indipendentemente dal progetto.
L’Iran aveva iniziato l’avventura della progettazione del proprio padiglione nel migliore dei modi e cioè attraverso la procedura concorsuale che garantisce un risultato architettonico migliore del semplice affidamento diretto di un incarico. Purtroppo però ha disatteso queste buone intenzioni e porterà presumibilmente a compimento un padiglione diverso da quello che ha vinto la gara.
Di questa storia rimane ovviamente una grande amarezza perché per ragioni imperscrutabili ci è stata negata la possibilità di sviluppare un progetto importante, per noi e per l’Expo.
Rimane però anche un ricordo felice legato ai nostri colleghi persiani, con i quali è stato bello lavorare e che ci hanno dimostrato la validità del loro approccio all’architettura, indipendentemente dagli orientamenti e dalle strategie del loro governo.